Home ARTE E CULTURA Gran Teatro – Fiorella Mannoia, accattivante signora della musica italiana, conquista Roma

Gran Teatro – Fiorella Mannoia, accattivante signora della musica italiana, conquista Roma

Galvanica Bruni

Grande e meritato successo di pubblico martedì sera al Gran Teatro di viale Tor di Quinto per la tappa capitolina dell’acoustic tour di Fiorella Mannoia. Accompagnata da una band di cinque elementi e da un quartetto d’archi, l’artista romana ha stregato gli spettatori, regalando due ore di musica raffinata ed accattivante.

Sono quasi le 21.30, si spengono le luci in teatro, il pubblico applaude i musicisti presenti sul palco, inizia la musica e fa il suo ingresso in scena la signora della musica italiana, elegantissima con il suo abito lungo e nero, sbracciato e scollato, e le scarpe con i tacchi alti.
Si comincia con Le tue Parole Fanno Male, pezzo scritto da Cesare Cremonini ed incluso nell’ultimo lavoro di Fiorella Ho Imparato a Sognare, poi La Mannoia introduce il brano successivo, “la canzone da cui è partito tutto questo viaggio”, ossia l’intensa ballata dei Negrita e title track del cd Ho imparato a Sognare. Per la terza esecuzione, Fiorella si siede su uno sgabello e propone un’accorata versione di Sally, uno dei pezzi migliori del repertorio più recente di Vasco Rossi, qui impreziosito dal magnifico contributo del quartetto d’archi.

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Al termine, dice che la canzone che sta per cantare parla “della stessa solitudine, della stessa disperazione e della stessa voglia di riscatto di Sally. Parte, quindi, Lunaspina, contenuta nell’album Di Terra e di Vento (1989) e scritta da Ivano Fossati: un’ autentica gemma per la quale Fiorella ringrazia l’autore e tutti coloro che hanno scritto per lei nel corso degli anni, facendola arrivare fin dove è arrivata. Ringrazia anche Enrico Ruggeri, autore della successiva e splendida I dubbi dell’Amore, al termine della quale rende merito al quartetto d’archi, del quale dice: “sono in quattro ma fanno per un’orchestra!”

Per il brano seguente, entra in scena Noemi, giovane promessa della musica italiana ed ospite annunciato  – più avanti ci sarà una guest star a sorpresa!  – che duetta con la Mannoia nella riuscitissima ed intensa L’Amore si Odia. Applausi meritatissimi. Trova posto anche un delizioso omaggio a Lucio Battisti con Una Giornata Uggiosa, pezzo nel quale la band e il quartetto d’archi fanno un lavoro eccellente.
Arrivano i ritmi trascinanti di Clandestino, la canzone scritta da Manu Chao, e poi l’ipnotica ed orientaleggiante Sorvolando Eilat (di Mogol – Fabrizi), “il sogno di un viaggio immaginario in Medio Oriente, una terra insanguinata da troppo tempo”, chiude la prima parte dello show.

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Dopo circa 20 minuti di pausa e un cambio d’abito, si ricomincia con Estate, bel pezzo dei Negramaro, seguito dal classicissimo Come si cambia, il brano che Fiorella presentò al festival di San Remo nel 1984 e che nella versione dal vivo ascoltata al Gran Teatro si lascia apprezzare per il grande contributo del chitarrista Nicola Costa, superbo arrangiatore delle canzoni di questo tour. Nello scegliere le canzoni che vuole cantare, Fiorella è assai attenta ai testi, che devono colpirla, emozionarla. La successiva La paura non esiste, scritta da Tiziano Ferro, una sorta di invito a risolvere “i dubbi dell’amore”, evidentemente l’ha emozionata molto: lei l’ha fatto propria e poi ha fatto emozionare noi.

E’ arrivato il momento della grande sorpresa, del super ospite inaspettato: sulle prime note di Cercami si sente un recitato di una voce maschile. Anche se la figura è fuori dalla portata dei riflettori, tutti ne riconoscono la voce, molti si alzano in piedi, alcuni corrono a bordo palco per vedere meglio, per scattare una foto, tutti applaudono con grande calore: Renato Zero emerge dal buio e duetta con Fiorella in uno dei suoi brani più intensi, un capolavoro scaturito dal profondo dell’anima. E’ il momento culminante dello spettacolo, il duetto è indimenticabile, con i due che drammatizzano il testo, cercandosi sul palco per poi finire teneramente abbracciati. Un trionfo, applausi ed emozioni a non finire.

E mò che faccio dopo questo?“, si domanda e domanda al pubblico la Mannoia, visibilmente emozionata. “Un momento, devo riprendermi anch’io!”. Segue una canzone del “Generale”, ossia la bellissima Sempre per Sempre di Francesco De Gregori. “Quest’Italia non mi piace – dice Fiorella in modo chiaro – faccio parte di quelle persone, che non sono poche ma sono milioni, che non si riconoscono in questo governo e in questa opposizione. Non ne faccio neanche più una questione di destra o di sinistra: sogno una politica basata sul confronto e una classe politica della quale non ci si debba vergognare“. La seguente Apri la bocca e fai fuoco è un’esortazione eloquente a dire le cose come stanno, a denunciare la realtà che non ci piace, senza fronzoli o timori di sorta. Segue Oh che Sarà, il pezzo scritto da Chico Buarque e il cui testo è stato tradotto da Ivano Fossati: bellissimo, come sempre.

Magnifica I Treni a Vapore e straordinaria la successiva Pescatore, la canzone di Pierangelo Bertoli qui rivisitata con un arrangiamento brillante e da brividi che presenta un intro a cappella suggestiva ed accattivante ai massimi livelli.

Ciao a tutti, sostenete Emergency” saluta ed esorta Fiorella. Ma il concerto non è finito, è il rituale dei bis: tutti li vogliono. Infatti, applauditissimi, la cantante e i musicisti tornano in scena per una versione slow & sexy  di Via con me, la pietra miliare di Paolo Conte, seguita dall’immancabile Quello che le donne non dicono, a firma Ruggeri & Schiavone, in una versione assai suggestiva per piano e voce con il pubblico che canta all’unisono il ritornello. Ritorno di Noemi sul palco per il gran finale: la trascinante ed infinita ballata irish-style, scritta da Massimo Bubola, Il Cielo d’Irlanda, fa cantare e alzare in piedi tutti.

Applausi meritatissimi e scroscianti.
Grazie a Fiorella Mannoia, interprete raffinata della musica italiana, sanguigna ed appassionata signora della melodia e della poesia, donna elegante senza bisogno di sofismi che ci ricorda che i sogni esistono davvero e che si può imparare a sognare, che questo mondo grigio può tramutarsi nel rosso vivo dei suoi capelli e nel luminoso azzurro dei suoi occhi.

Giovanni Berti

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