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Riprendiamoci via Gradoli. Nato un comitato di cittadini per ridare dignità a questo angolo della Cassia

Galvanica Bruni

via gradoli.jpgAd opera di due professionisti lì residenti, si è recentemente costituito il Comitato per la Tutela e l’Ordine di via Gradoli che ha subito raccolto intorno a sé centinaia di aderenti. L’obiettivo è dare un nuovo corso alla vita sociale a questo angolo della Cassia , noto solo per tristi vicende e fin’ora abbandonato anche dai suoi stessi abitanti. Ad ammetterlo sono proprio loro.

Per troppi anni abbiamo abbandonato la strada a sè stessa noi abitanti di via Gradoli. Come molte altre vie, essa fungeva solo da nastro di collegamento tra la casa e il lavoro. Nel 2008 –  dichiara a VignaClaraBlog.it il dr Carlo Maria Mosco, uno dei due fondatori – avevo con me un dolcissimo cocker spaniel di nome Apollo, dagli occhi verdi e il pelo color cioccolata, e portandolo a spasso mi dilettavo ad osservare le persone che incontravo riscontrando una profonda differenza che mi ha sempre molto colpito. Dall’incrocio dello sguardo con gli stranieri assai spesso scaturiva un sorriso e un saluto; gli italiani, oramai refrattari, si astenevano da tali convenevoli; ma nei loro volti contratti leggevo una profonda disillusione.”

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Di Via Gradoli tanto si disse e si scrisse nel lontano 1978 in occasione dell’assassinio di Aldo Moro e tanto si è detto e si è scritto in questo periodo per il caso Marrazzo. Ma il tempo sembra essersi fermato a Via Gradoli: già allora, trent’anni fa come oggi, monolocali equivoci, cantine riattate a mini-appartamenti, degrado, via vai inquietanti, anonime società immobiliari proprietarie di decine di appartamenti dati in uso in modo irregolare senza che sia mai avvenuto un controllo. Cos’avrà Via Gradoli per essere segnata da questo destino nonostante sia vissuta da decenni da centinaia di famiglie dall’assoluta normalità?

Ma torniamo ad oggi, a quando, lo scorso 14 novembre, nel condominio dove il dr Mosco risiede da 40 anni, si sono spontaneamente riunite circa 60 persone. “Penso sia successo qualcosa di straordinario – ci dice – le persone si sono incontrate per strada come non era mai avvenuto prima. Non a caso, tra le idee circolate quella sera, è stata proposto di allestire dei tavoli lungo la via, occupando lo spazio delle macchine, condividendo cibo, tempo, parole, ricostruendo quella dimensione co-esistenziale dalla quale non si può prescindere a pena della sofferenza psicologica. Una giornata tramite la quale costruire una vita di gruppo, sociale, aperta a tutti, nessuno escluso.”

Una riunione spontanea che ha determinato uno scatto di orgoglio ed una ripresa di coscienza, di voglia di essere cittadini attivi e proattivi, determinati a riconquistare il contesto urbano in cui vivono le loro famiglie. “Ormai la parte più illuminata degli abitanti di via Gradoli ritiene che bisogna riappropriarsi della strada essendo passato il tempo in cui era possibile delegare la gestione della cosa comune ad amministratori o politici di sorta; vogliamo esserci e impegnarci in prima persona” conclude il dr Mosco. “Ovviamente molti restano e resteranno nonostante tutto inerti sulla poltrona ad osservare il mondo attraverso un freddo e inanime schermo; noi saremo magari ingenui, ma forse, avendo lanciato le nostre scarpe (e relativi sassolini), almeno avremo calmierato la nostra coscienza.”

ingresso via gradoli

Ed appena nato iI Comitato ha iniziato a far sentire la sua voce. Non vagiti  ma una voce ferma con la quale il 18 novembre ha chiesto per iscritto al locale Commissariato “che sia verificata la conformità alle leggi delle condizioni in cui versano gli appartamenti dei numeri civici n. 35, 65, 69, 75 e 96″ che – è sotto gli occhi di tutti – sono occupati in modo irregolare (leggi qui).

Diffida seguita in pari data da un perentorio invito all’ufficio di Gabinetto del Sindaco Alemanno, al Presidente del XX Municipio, Gianni Giacomini, al Comandante del XX Gruppo di Polizia Municipale ed alla ASL Roma E ad intervenire per sanare la situazione di degrado messa in luce per l’ennesima volta dai riflettori accesi sul caso Marrazzo. Ma non solo, la lettera ricorda che già nel 2007 il Sindaco di Roma, con ordinanza sindacale n.129, aveva emesso un provvedimento di sgombero dei locali del civico 65 rimasta inspiegabilmente inattuata consentendo così la prosecuzione delle condizioni di sfruttamento e di disagio per chi abita in quei locali ma anche per chi vive in via Gradoli. E la missiva si chiude con l’invito all’attuazione “dei provvedimenti già emessi e il concreto ed effettivo esercizio dei poteri di controllo in ordine al rispetto delle norme edilizie e soprattutto in merito alla agibilità ed al rispetto delle condizioni igienico-sanitarie” fermo restando che “in mancanza di controlli e di riscontri specifici saranno attivate le tutele e le responsabilità amministrative e penali dinanzi agli organi giurisdizionali competenti“. (leggi qui)

E sempre il 18 novembre una petizione con 184 firme raccolte in soli 3 giorni è stata trasmessa al Sindaco ed al Prefetto di Roma, al Presidente del XX Municipio, al Comandante del XX Gruppo di PM, al Commissariato Flaminio Nuovo, alla Stazione dei Carabinieri Tomba Di Nerone ed alla Guardia di Finanza.
Cosa chiedono i 184 sottoscrittori? Ne più né meno che sicurezza e dignità siano ripristinate in via Gradoli (leggi qui).

Il Comitato per la Tutela e l’Ordine di via Gradoli ha sede in via Gradoli 56/58 ed i referenti possono essere contattati scrivendo all’indirizzo comitatoperviagradoli@gmail.com (red.)

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