Si è svolto con grande successo giovedì 8 Ottobre al Teatro Cassia il dibattito organizzato dall’associazione M.Arte sul libro di Mario La Ferla, “L’Altro Che, mito e simbolo della destra militante” annunciato da VignaClaraBlog.it lo scorso 5 ottobre. Grazie agli interventi di Piero Sansonetti, direttore del quotidiano L’Altro, Luciano Lanna, direttore responsabile del Secolo d’Italia, Pierfrancesco Pingitore regista storico del Bagaglino e al moderatore Andrea Purgatorio, docente alla Sapienza in Scienze della Comunicazione, l’incontro si è rivelato da subito interessante.
PINGITORE e LA BALLATA DEL CHE DI GABRIELLA FERRI – all’ascolto dei ricordi giovanili di Pingitore, riemersi sulle note della canzone da lui stesso composta ‘La Ballata del CHE’ interpretata dall’indimenticabile Gabriella Ferri. Ricordi che parlano di dolorose separazioni, quella dall’amico Luciano Cirri, proprio a causa di questa canzone, ma anche di legami storici con il gruppo composto dagli amici più intimi, molti artisti del Bagaglino, che amavano definirsi “anarchici di destra” e ‘anti ideologici’ rifiutando ogni appartenenza a partiti politici . “Erano tempi difficili” racconta Pingitore ” eravamo alla ricerca di qualcosa che andasse al di là degli schemi, e vedevamo nel CHE il simbolo del disinteresse per il potere, la lotta per la lotta, nel nome del proprio ideale”.
LUCIANO LANNA E LA LOCOMOTIVA DI GUCCINI – Addio Che, la gente come te, non muore nel suo letto” con queste parole della Ballata Lanna apre il suo intervento, ricordando anche le parole di un’altra celebre canzone: “gli eroi son tutti giovani e belli” La locomotiva di Guccini, spiegando che il disprezzo verso Che Guevara è iniziato per la destra, se così si può definire (sottolinea) dopo il ’94, , riconoscendolo come personaggio rappresentativo della sinistra, ma in realtà per loro rappresentò l’eroe. Lanna ci parla di un Che formatosi su romanzi di avventura, che amava l’archeologia, che si laureò in medicina a 24 anni con una grande passione per la motocicletta. Parla del legame politico tra il Che e Peròn, che alla sua morte lo eleggerà ‘grande eroe della lotta di liberazione dagli imperialismi dell’America latina’ “perché il grande sogno di Guevara” spiega Lanna “non era certo il comunismo, ma una grande America latina unita, in opposizione alle ingerenze degli Stati Uniti, era una persona infastidita dallo sfruttamento” e aggiunge “come direbbe il maestro Guccini -imbevuto di vaghe idee di socialismo-” Poi Lanna parla della storia di Ernesto Guevara, l’incontro con Castro, la rivoluzione, la vittoria, il potere, l’incarico di ministro dell’economia, il viaggio all’ONU a rappresentare ufficialmente Cuba, e poi a 35 anni la decisione che il potere è sbagliato, che non è quello che vuole” e racconta Lanna “lo abbandona, per rimettersi, come scrisse alla madre, sul cavallo del Don Chisciotte a fare il guerrigliero” andando incontro alla morte, avvenuta in Bolivia, il 10 ottobre, per mano militare. Lanna offre tanti e tanti esempi che dimostrano quanto i ragazzi della destra ammirassero questo eroe e conclude spiegando” so perché la figura di Che Guevara piace a tutti i giovani in quanto tali, perché per le proprie idee ha saputo anche morire”.
ANDREA PURGATORIO E LA FUGA DEL CHE – Questa idea romantica del Che non è condivisa pienamente da Andrea Purgatorio, che ha voluto sottolineare i danni che Guevara ha procurato a Cuba durante il periodo del suo comando, parla delle carceri, degli stermini. La sua grandezza, se così si può definire, è nell’essersi accorto che non era quello ciò che voleva, e ad avere il coraggio di abbandonare il potere e ripartire dalla sua reale identità, quella di guerrigliero.
SANSONETTI E IL COMANDANTE – Sansonetti, nel suo intervento, prende inizialmente le distanze da ciò che rappresentò Guevara, “una cosa” spiega “mi ha sempre dato fastidio, il titolo di Comandante, e comandante è una parola di destra e non di sinistra,” ma poi ammette che anche per lui “Ernesto Guevara è stato un mito straordinario, l’accompagnamento al mio fare politica” ricorda anch’egli il Quindici di Nanni Balestrini “forse è stato l’unico mito politico che ho avuto” ammette e aggiunge “il suicidio è la sua grandezza, dopo aver conquistato il potere, è un eroe politico che parte dal suo fallimento” chiarisce però Sansonetti, le quali idee sono nettamente per la non violenza come scelta decisiva e discriminante per tutti gli aspetti dell’impegno politico, che non si può essere pacifisti e guevaristi insieme. “La morte di Guevara ha il suo significato maggiore perché è morto alla vigilia del ’68. ” È come se avesse lasciato di sé la sua idea di lotta, la guerriglia come unico modo per fare politica o farsi ascoltare dal potere. Per Sansonetti Guevara non è una figura del tutto positiva e sostiene che “vanno costruite nuove ideologie, uscendo dagli steccati precedenti, non credo si possa partire da Guevara, ma credo che una ripresa di pensiero politico debba partire dall’atto coraggioso della demolizione del mito di Ernesto Guevara”.
Idee diverse, ma anche tanto simili, un dibattito che M.Arte vuole continuare, presto. Una curiosità, sia Lanna che Sansonetti hanno nella propria stanza il poster del CHE con la frase “Bisogna essere duri, ma senza perdere la tenerezza”
(fonte AssociazioneMarte.com)
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