Cosa unisce Antonello De Cesare, collaboratore della rivista “Bibenda” col redattore economico di Radio1 Rai Fabrizio Noli? Oltre ad abitare entrambi a Roma Nord e ad essere esperti di questioni economiche e finanziarie, hanno in comune la passione per l’enologia e le tematiche legate al turismo eno-gastronomico.
Fabrizio Noli, nella puntata dell’8 Febbraio della rubrica “Capitan Cook” – di cui conduce ogni domenica su Radio1 Rai la pagina enologica – ha intervistato Antonello De Cesare sul tema dei vini da terreni granitici (vedi www.radio.rai.it/radio1/
De Cesare, Lei collabora alla rivista Bibenda dell’Associazione Italiana Sommelier, com’e’ nata la Sua passione per l’enologia? Devo la passione per il mondo del vino a mio nonno paterno che, coltivando una vigna di collina ai confini tra Lazio e Campania, mi ha inconsapevolmente regalato il piu’ emozionante degli apprendistati: vedere da vicino la fermentazione dell’uva e sentire, per la prima volta, il profumo del mosto. Grazie a quell’esperienza, in eta’ matura, ho compreso appieno il profondo significato della definizione data da Galileo Galilei alla materia viva vino: “Un composto d’umore e luce”.
Qual e’ secondo voi il vino italiano piu’ prestigioso? Gli italiani sono buongustai e intenditori?
De Cesare: Personalmente penso che, ferma un’oggettiva scala di valori fra i differenti “terroir” di produzione, ognuno debba costruirsi – attraverso il maggior numero d’assaggi e confronti – una gerarchia di qualita’ basata sul proprio gusto e sulla propria curiosita’. Si scopriranno cosi’, con soddisfazione, aree d’eccellenza non necessariamente coincidenti con quelle della critica prevalente.
Noli: Partiamo dalla seconda domanda. Direi che c’e’ ancora una percentuale troppo bassa di italiani buongustai o intenditori. Provo rabbia a leggere le carte dei vini, specie a Roma, incapaci di andare oltre il solito discorso del Chianti classico, quando abbiamo prodotti come il Cesanese del Piglio che attendono solo di essere valorizzati. Questo dipende pero’ dal fatto che ci trasciniamo retaggi ancestrali, fino a pochi anni fa il vino era infatti considerato un complemento dell’alimentazione, o poco piu’, si andava sullo sfuso e sull’economico. Ora, io sostengo che nessun vino puo’ valere piu’ di 50 euro a bottiglia, perche’ alla fine non parliamo di diamanti, ma un minimo di coraggio, in piu’, anche a livello di spesa, da parte dei consumatori e’ necessario, anche per un discorso di espansione cognitiva, ancora rattrappito, a mio parere. Capisco che sono tempi di crisi, ma ci sono ottime bottiglie in giro da 12-15 euro, non parliamo certo di prodotti dal prezzo esorbitante.
Nel 2008 l’Italia ha conquistato il primato sul mercato americano davanti a francesi ed australiani con il 29,1% dell’export, che ne pensate al riguardo?
De Cesare: Sono dati che confermano il ruolo di centralita’ svolto da questo comparto del nostro export agro-alimentare. Si tratta di una realta’ da difendere e consolidare con tenacia senza dormire sugli allori perche’ la concorrenza della produzione europea di qualita’ (in particolare francese) e quella del cosiddetto nuovo mondo ( Australia, Cile etc.) e’ molto forte. Fondamentale, a riguardo, e’ il gioco di squadra che devono svolgere gli attori di questo processo: produttori, consorzi, istituzioni pubbliche, centrali e periferiche.
Noli: Stiamo raccogliendo I frutti del lavoro avviato dai nostri produttori dalla fine degli anni 80, dopo lo scandalo del vino al metanolo. Non mi stupisce, perche’ il vino italiano ha una marcia in piu’, specie rispetto a certe “marmellate” australiane davvero nauseabonde.
Dottor De Cesare, Lei e’ anche Sommelier dell’Associazione Italiana Sommelier Dell’Olio. E’ vero che riguardo a questo prodotto l’Italia e’ in assoluto la prima? L’Italia – con circa 350 tipologie di cultivar e 38 D.O.P. e I.G.P. riconosciute dall’Unione Europea – e’ prima per varieta’ e qualita’, mentre e’ seconda per quantita’ di produzione, dietro la Spagna. Il tema dell’olio extra vergine d’oliva e’ piuttosto complesso. A differenza del vino, il consumatore medio non ha ancora maturato una propria capacita’ critica riguardo all’offerta del mercato. Nel 2008 l’Italia ha importato 500 mln. di chili d’olio d’oliva che attualmente si confondono con una produzione nazionale di poco superiore ai 600 mln. di chili (dati Coldiretti). Tra la maggioranza dei consumatori e’ largamente diffuso l’equivoco di considerare italiano un olio che spesso d’italiano ha ben poco perche’ lavorato con olive d’altri paesi. D’altra parte, alcuni prezzi “stracciati” d’olio e.v. reperibili nella grande distribuzione non possono esprimere e garantire una produzione nazionale d’adeguato livello. Una filiera di qualita’ – che comprenda cura agronomica dell’oliveto, raccolta e frangitura delle olive, stoccaggio del prodotto – impone costi difficilmente comprimibili. Solo recentemente – con grave e colpevole ritardo rispetto alle esigenze di tutela del consumatore – una modifica del relativo Regolamento Comunitario prevede che, dal prossimo 1° luglio, in tutti i Paesi europei sia obbligatorio indicare in etichetta la provenienza delle olive.
Noli, di che cosa si occupa la rubrica radiofonica “Capitan Cook”? Riesce inoltre a conciliare bene il suo lavoro con la passione per l’enologia? Le rispondo alla prima domanda dicendole che e’ una rubrica che suggerisce itinerari. Io lo faccio sul piano enologico.Mi sembra normale poi conciliare le due cose, alla luce del peso che il settore vinicolo ha sul nostro export agroalimentare…
Alessandra Stoppini
Antonello De Cesare e’ nato nel 1951. E’ stato esercitatore di Storia Economica nella Facoltà di Scienze Politiche della Sapienza, funzionario del Consiglio Nazionale delle Ricerche e poi dell’Istituto di Credito delle Casse di Risparmio Italiane. Docente presso le Camere di Commercio di Roma e Frosinone, ha collaborato al “Sole 24 ore” e ad “Italia Oggi” oltre ad aver pubblicato il volume “I finanziamenti agevolati alle piccole e medie imprese”. Da alcuni anni e’ Sommelier dell’Associazione Italiana Sommelier e dell’Associazione Italiana Sommelier dell’Olio oltre a collaborare alla rivista “Bibenda” .
Fabrizio Noli è nato nel 1965. Giornalista dal 1995, ha lavorato circa sei anni allo sport e poi da 5 all’economico. Nell’ultimo anno ha seguito i lavori del Fondo Monetario Internazionale ed il World Economic Forum. E’ tra i conduttori di “Questione di Borsa” Radio1. Come percorso professionale alternativo si è interessato di enologia approdando oi alla rubrica “Capitan Cook” su Radio1.
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Complimenti alla Stoppini per l’articolo su De Cesare da ABBAIOLANDIA … alias Scodinzolandia !
G.M.T.